Le gelate tardive, arrivate in piena primavera dopo due mesi senza piogge significative, hanno compromesso le prime fioriture mettendo così a rischio il lavoro delle api e la loro stessa sopravvivenza.
È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in occasione della Giornata mondiale della Terra, nel sottolineare che a livello regionale si stimano perdite medie nella produzione di miele di circa il 30%.
Si tratta – precisa la Coldiretti Lombardia – di una situazione a macchia di leopardo: laddove il gelo ha colpito si sono verificati episodi di moria delle api e sono stati danneggiati i germogli delle piante in fioritura, dall’acacia al tarassaco a seconda delle zone, con conseguenti cali produttivi che variano in maniera proporzionale all’intensità del freddo.
“La stagione era partita bene a febbraio – afferma Stefano Trivini, apicoltore sulle Isole del Po in provincia di Mantova – ma poi abbiamo avuto una brusca frenata a causa delle ultime gelate: ad oggi possiamo stimare un calo del 30% sulla nostra produzione di miele”
“Ci aspettiamo una diminuzione di circa il 30% sul miele d’acacia mentre per i mieli di ciliegio, tarassaco, colza e millefiori primaverile registriamo perdite produttive con punte del 50% – conferma Esterina Mariotti, apicoltrice di Pescarolo ed Uniti (Cremona) – Le api avevano iniziato a lavorare bene, ma con il repentino abbassamento delle temperature hanno avuto bisogno di più cibo: noi apicoltori abbiamo così lasciato negli alveari anche il miele destinato alla produzione. Prima di tutto viene il benessere dei nostri insetti”.
In provincia di Bergamo – continua la Coldiretti – si stima che per i mieli millefiori e tarassaco la produzione in pianura si possa ridurre fino al 50% mentre in alcune zone di alta montagna gli apicoltori sono stati costretti a nutrire le api per non farle morire, con conseguente azzeramento della produzione.
Le difficoltà delle api sono un pericolo grave per la biodiversità – sottolinea la Coldiretti — considerato che sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele.
La resa e la qualità di 3 colture alimentari su 4 dipendono in certa misura dall’impollinazione delle api. Tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao. Il ruolo insostituibile svolto da questo insetto è confermato da Albert Einstein che sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti –, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina), è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea – continua la Coldiretti –, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”. Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.